<p>Da troppo tempo assisto alla missione impossibile, ma pervicace, di conferire nobilt? ad uno dei periodi pi? foschi, pi? truci della nostra storia italiana, quello degli anni di piombo, per qualcuno “formidabili”. Ma di formidabile ci fu solo la violenza e l'inutilit?, la vanit? di una allucinante stagione, che pareva non voler mai finire. Di formidabile restano i ritardi accumulati, che ancora oggi pesano sulla nostra modernit? perennemente in ritardo; restano gli equivoci, le ipocrisie, il revisionismo legnoso di un incubo che davvero ha lasciato pochi motivi per essere celebrato, meno ancora per venire rimpianto. Almeno per chi, da quegli anni osceni, non ha ricevuto un trampolino, una spinta per una carriera nei giornali, nelle case editrici, nello spettacolo, nella cosiddetta cultura. Per chi non ? figlio di un cognome, che sia di vittima o carnefice ormai cambia poco. Ho cercato di proporre un altro punto di vista, non agiografico, non alla moda, non distaccato, anzi fuori dai denti, ma, almeno disinteressato. Quello di chi il piombo l'ha respirato, suo malgrado, fin da ragazzino, e, crescendo, invecchiando, non ha mai trovato nella propria memoria alcuna corrispondenza con i toni insopportabilmente melensi, quasi proustiani di chi ha camuffato una feroce farsa collettiva in un momento epico, esaltante, liberatorio. Sempre con lo stesso messaggio inespresso, ma assai poco subliminale: quasi quasi bisognerebbe riprovarci, per? questa volta seriamente, belli decisi...</p>画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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